E’ arrivato in Italia il motore di ricerca Qwant, prodotto francese che promette di rispettare la privacy degli utenti.
Privacy e Big Data
Per comprendere il perchè nasca un progetto del genere, è stato creato uno spot video molto significativo: un uomo in bicicletta viene avvicinato da uno sconosciuto che, inizialmente, sembra conoscerlo e aiutarlo ma, continuando nel dialogo, lo sconosciuto acquisisce un tono inquietante e le troppe informazioni che fornisce sembrano dati raccolti da uno stalker.
Il riferimento è chiaro: il motore di ricerca Google conserva le nostre ricerche in modo da elaborare un profilo di ciò che ci piace. Se in un mese abbiamo cercato su Google “Trono di Spade”, “tisana al finocchio” e “dove mangiare a Palermo”, ecco che magicamente vedremo apparire pubblicità per comprare tazze con la scritta “Winter is Coming” e spedizione gratuita in Sicilia. In poche parole, Google (ma anche Facebook, Yahoo e molte altre aziende), forniscono servizi gratuiti per accumulare dati su di noi. I dati vengono poi venduti alle aziende pubblicitarie per migliorare i risultati delle pubblicità.
Morale e anonimato
Molti si chiederanno: è giusto che i siti Internet rubino le nostre informazioni? Il problema, però, non è la risposta ma la domanda. I siti sopra citati (si escludono ovviamente siti illegali) non “rubano” dati, perchè tutto ciò che noi condividiamo lo facciamo consapevolmente, accettando tutti quei contratti che forse sono noiosi da leggere, ma che effettivamente riportano ogni informazione sui dati condivisi.
Google, Gmail, Yahoo, Facebook e moli altri siti come questi, offrono servizi gratuiti. Ognuno di noi può disporre di email, archivi foto, archivi video, senza pagare nulla. Ma se nessuno paga, questi siti dovrebbero fallire, chiudere e noi smettere di avere questi servizi gratis. La moneta con la quale paghiamo per tali servizi gratis sono i nostri dati.
Condividere i propri dati in cambio di servizi gratis non significa rinunciare all’anonimato online. Google e siti analoghi non hanno alcun interesse a conoscere il mio nome, cognome, indirizzo di casa o età… i miei dati servono solo insieme a molti altri, per elaborare profili statistici (i cosiddetti cluster) che permettano alle aziende di intercettare possibili clienti. Se immaginate che dietro Google ci siano persone pagate per venire a rubarvi in casa mentre voi siete fuori… siete paranoici!
Qwant funziona?
Che questo motore di ricerca non raccolga i dati degli utenti pare essere vero. Se però pensate che basti questo per non lasciare tracce delle vostre scorribande tra siti web, vi state sbagliando. Per navigare davvero “nella privacy” dovreste avere un browser che funziona come Qwant, un PC analogo e, infine, un provider che non analizzi il vostro traffico… non penserete davvero che i vari operatori di telefonia non raccolgano dati sulla vostra connessione?!