Dal 2010 in poi si parla di crisi economica e di come sia facile far fallire un’azienda. Dei problemi ci sono stati, ma è anche vero che la crisi è diventata l’alibi dietro il quale nascondere ogni male. Le aziende che chiudono, quindi, non hanno alcuna colpa: solo la sfortuna di trovarsi in un periodo dalla congiuntura sfavorevole… sarà davvero così?
Decalogo per fallire
Fallire, purtroppo, è abbastanza semplice: basta mettere in pratica 5 delle seguenti regole e si è già con un piede nella fossa.
1. Fare confusione
Un bravo capo deve saper dare compiti e obiettivi chiari e fattibili, senza utopie. Se in azienda le responsabilità non sono distribuite con chiarezza e non sono condivisi traguardi a cadenza trimestrale, semestrale e annuale, regnerà un caos deleterio.
2. Fidarsi (solo) dei consulenti esterni
Hai qualche problema in azienda, paghi una persona esterna per una consulenza o (peggio) chiedi un supporto gratuito, segui quello che ti ha consigliato il consulente… e fallisci. I primi ai quali chiedere consiglio sono i tuoi dipendenti: loro hanno l’interesse a preservare il loro posto di lavoro, mentre l’esterno è già contento di aver fatturato. Ci sono anche consulenti onesti: questi li riconosci perchè ti progettano soluzioni su tempi medio-lunghi e non millantano d’avere la bacchetta magica.
3. Tagliare i costi fissi
Inizi ad avere problemi al flusso di cassa e quindi tagli i costi. Quali sono i costi più facili da individuare, quindi da tagliare? I costi fissi! Personale, pubblicità e acquisti. Peccato che queste voci siano quelle fondamentali per andare avanti! Se devi risparmiare, controlla meglio i costi variabili, gli interessi bancari, il lavoro del consulente fiscale e il tuo margine.
4. Cercare un partner
Quando il capitale manca, la soluzione più semplice è dividere il capitale sociale con qualcuno. Questo però significa anche rinunciare a parte della propria azienda che, in un momento di difficoltà, significa spesso cederla a prezzi stracciati.
5. Differenziare senza capitale
Se sei in difficoltà, non hai denaro. Se non hai denaro, non devi investire su nuove aree ma consolidare i tuoi punti di forza. Differenziare sembra una buona soluzione dall’interno: vendevo scarpe, ora fatturo meno, da domani venderà anche abbigliamento sportivo, palloni da basket e maschere per i sub. Tradotto: ero conosciuto per le scarpe, ora sto sbagliando qualcosa, quindi mi butto su settori che non conosco e, siccome non ho capitale, non sarà competitivo per il mio scarso assortimento.
6. Arrendersi
Un imprenditore non può farlo… sarebbe un ossimoro. L’imprenditore deve avere costantemente una “vision” e non perdere l’ottimismo: solo i coraggiosi e perseveranti riescono a mantenere viva la propria impresa e a trovare soluzioni anche nei momenti di difficoltà.
7. Ignorare i problemi
Nascondere la polvere sotto al tappeto non ha mai aiutato. Sembra banale, ma non è così semplice affrontare le problematiche e risolverle. Il nostro cervello è programmato per auto-proteggersi, motivo per il quale rifugge dalle ammissioni di colpa. Molto più semplice individuare un capro espiatorio, sia esso l’astratta crisi o un tangibile dipendente.
8. Ragionare col senno di poi
Analizzare il passato può servire, ma molto meno del progettare il futuro. Se è vero che la storia insegna, è anche vero che siamo tutti bravi a individuare errori nelle azioni già compiute, soprattutto a distanza di tempo. Se abbiamo fatto una scelta un anno fa, significa che in quel momento ci è sembrata giusta. Inutile ragionarci ora e togliere tempo alla pianificazione futura.
9. Premi produzione sbagliati
Offrire provvigioni troppo basse o troppo alte è l’inizio della fine: in entrambi i casi, significa demotivare il venditore e portarlo a lavorare meno e male. Stabilire il giusto premio è complesso: bisogna tener conto di obbiettivi, anzianità, situazione del mercato… serve tempo e studio.
10. Dimenticarsi dei clienti
Questo è l’errore peggiore. Presi dai propri problemi interni, ci si dimentica dei clienti e dei loro bisogno o, peggio, si sfoga su di loro la propria frustrazione per aver fallito nel proprio compito. I clienti sono più preziosi dei fornitori, quindi meglio chiedere loro dei feedback e, in ogni caso, mantenerli “coccolati” per non perderne irrimediabilmente la fiducia.
Conclusioni
Se hai un’azienda che sta per fallire, programma un piano di recupero con obiettivi possibili e chiari, fai squadra coi tuoi dipendenti e collaboratori stretti, difenditi da banche e avvoltoi che promettono capitali e, soprattutto, parla coi tuoi clienti.